mito

Epicamente – “Fabbrichiamo Cultura 2025”

3 speech diversi e 3 diverse performance dedicati a un grande mito e al suo legame con la letteratura moderna, senza tralasciare il rapporto con l’architettura, l’arte, il teatro e la danza.

dom 5 ottobre > TESEO E IL GIOVANE HOLDEN nel labirinto dell’adolescenza
dom 12 ottobre > MEDEA E BERNARDA ALBA donne, case e potere
dom 26 ottobre > ERCOLE E ACHAB l’architettura del destino

ERCOLE E ACHAB
l’architettura del destino
speech Anna Zago, Daniela Caracciolo, Giovanni Galla
performance teatrale Aristide Genovese, Piergiorgio Piccoli
performance musicale Thierry Di Vietri
Ercole/Eracle (della mitologia greca) e il Capitano Achab (del romanzo Moby Dick di Herman Melville) si trovano accomunati da una spinta ossessiva che li conduce ai confini dell’umano. In entrambi i casi, l’impresa — le dodici fatiche e la caccia alla balena bianca — è solo in apparenza un compito eroico. In profondità, è un percorso interiore e distruttivo, una sfida contro i limiti naturali, morali e divini. L’ossessione si manifesta anche nello spazio che abitano o attraversano, specchio della loro mente in preda al delirio.

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INGRESSO GRATUITO prenotazione consigliata: info@theama.it - 0444.322525
Ingresso in contrà della catena, di fronte al civico 19

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Epicamente. Mito, letteratura moderna e architettura – sotto l’ala del Palladio
progetto realizzato con il sostegno del bando Fabbrichiamo cultura del Comune di Vicenza
a cura di Theama Teatro
in collaborazione con FOR.THE – centro di formazione teatrale, CSV – Positive radio, Ensemble Vicenza Teatro, Obiettivo danza, Liceo Pigafetta


Epicamente - "Fabbrichiamo Cultura 2025"

3 speech diversi e 3 diverse performance dedicati a un grande mito e al suo legame con la letteratura moderna, senza tralasciare il rapporto con l’architettura, l’arte, il teatro e la danza.
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dom 5 ottobre > TESEO E IL GIOVANE HOLDEN nel labirinto dell'adolescenza
dom 12 ottobre > MEDEA E BERNARDA ALBA donne, case e potere
dom 26 ottobre > ERCOLE E ACHAB l’architettura del destino
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MEDEA E BERNARDA ALBA
donne, case e potere
speech Anna Zago, Chiara Marchesini, Marco Fanton
performance teatrale Martina Facco, Anna Farinello, Alice Ferlito, Michela Imbrunito, Kevin Munaro, Alessandra Niero, Daniela Padovan, Riccardo Perin, Piergiorgio Piccoli, Irma Sinico
performance musicale Thierry Di Vietri
La casa non è solo spazio architettonico, è luogo simbolico, psicologico e sociale. Nelle tragedie antiche come nella drammaturgia moderna, la casa rappresenta un microcosmo di tensioni familiari, sociali e culturali. In Medea di Euripide e ne La casa di Bernarda Alba di García Lorca, la casa diventa simbolo di repressione e di rivolta. Tutte le protagoniste si muovono in uno spazio chiuso, profondamente codificato dalle regole patriarcali, e rivelano la potenza distruttiva dell’oppressione domestica.

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INGRESSO GRATUITO prenotazione consigliata: info@theama.it - 0444.322525
Ingresso in contrà della catena, di fronte al civico 19

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Epicamente. Mito, letteratura moderna e architettura - sotto l'ala del Palladio
progetto realizzato con il sostegno del bando Fabbrichiamo cultura del Comune di Vicenza
a cura di Theama Teatro
in collaborazione con FOR.THE – centro di formazione teatrale, CSV - Positive radio, Ensemble Vicenza Teatro, Obiettivo danza, Liceo Pigafetta


Epicamente - "Fabbrichiamo Cultura 2025"

3 speech diversi e 3 diverse performance dedicati a un grande mito e al suo legame con la letteratura moderna, senza tralasciare il rapporto con l’architettura, l’arte, il teatro e la danza.
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dom 5 ottobre > TESEO E IL GIOVANE HOLDEN nel labirinto dell'adolescenza
dom 12 ottobre > MEDEA E BERNARDA ALBA donne, case e potere
dom 26 ottobre > ERCOLE E ACHAB l’architettura del destino
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TESEO E IL GIOVANE HOLDEN
nel labirinto dell’adolescenza
speech Anna Zago, Federica Bon, Marco Fanton
performance teatrale Aristide Genovese, Piergiorgio Piccoli, Gaia Linda Genovese
intervento coreografico Obiettivo danza
coreografia Ester Mannato e Giulia Faoro
Il labirinto, da figura mitologica ad architettura reale, da simbolo religioso a rappresentazione artistica e letteraria, conserva intatta la sua potenza evocativa. Il confronto tra il labirinto del Minotauro e quello vissuto da Holden Caulfield, del romanzo di Salinger, mostra come, in epoche diverse, l’uomo abbia continuato a proiettare su questa figura la propria condizione esistenziale: un cammino difficile, spesso oscuro, dove però si può trovare — o almeno cercare — una via d’uscita.

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INGRESSO GRATUITO prenotazione consigliata: info@theama.it - 0444.322525
Ingresso in contrà della catena, di fronte al civico 19

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Epicamente. Mito, letteratura moderna e architettura - sotto l'ala del Palladio
progetto realizzato con il sostegno del bando Fabbrichiamo cultura del Comune di Vicenza
a cura di Theama Teatro
in collaborazione con FOR.THE – centro di formazione teatrale, CSV - Positive radio, Ensemble Vicenza Teatro, Obiettivo danza, Liceo Pigafetta


EROINE. IL LATO FEMMINILE DEI POEMI EPICI

Lettura scenica

Voce recitante Anna Zago

Produzione Theama Teatro

Sono un esercito le donne raccontate da Omero e Virgilio.

Nella memoria greca, e poi latina, sono le donne che hanno dato vita agli uomini, alle città e ai miti più persistenti. Esse vivono spesso su un’isola, più che sulla terraferma, perché si distinguono dalle donne reali, contemporanee degli autori. Hanno tratti feroci o magici, a volte come le creature fantastiche, e anche se usano il telaio non sacrificano i lori desideri per un uomo che non hanno scelto. Le donne del mito, che sono entrate a far parte dei romanzi epici più belli dell’umanità, sono forti e vogliono scegliere, sanno amare e sanno anche soffrire e sono le vere antenate delle donne di oggi. Sono loro che hanno portato il testimone in questa lunga marcia che oggi ancora continua, perché il diritto al desiderio è una strada lunga per le donne, molto lunga.

In questi anni, in cui una certa orgogliosa barbarie è ridivenuta esperienza quotidiana, riprendere in mano i poemi epici ha un significato preciso.

Quello che i grandi poemi antichi ci mostrano non è solo la guerra, ma tutta la forza della compassione. Sono storie scritte da vincitori, ma danno voce all’umanità tutta: tra le righe di apparenti monumenti alla guerra, ritroviamo l’amore ostinato per la pace. E’ così che emerge il lato femminile dell’epica. . Sono le donne infatti a pronunciare, senza mediazioni, il desiderio di pace.; Relegate ai margini dell’azione, esse incarnano l’ipotesi ostinata e quasi clandestina di una civiltà alternativa, libera dal dovere della violenza. Le donne dei poemi e del mito sono convinte che si potrebbe vivere in un modo diverso e ci propongono una diversa visione rispetto a quella virile della battaglia, ricercano la forza delle cose e dei legami senza portarli sotto la luce accecante della morte. Ci mostrano come poter cambiare il proprio destino senza doversi impossessare di quello di un altro. Elena, Circe, Didone, Andromaca, Briseide, Cassandra hanno segnato un cammino, tutto femminile, in grado di mostrare a tutti noi un’altra bellezza, fatta di luci limpide che non uccidono. Una bellezza di nodi d’amore.

Durata 60 minuti


Eroine. Le donne del mito

rassegna TEATRO IN CORTE

Gallerie d'Italia Vicenza

in collaborazione con Fondazione Teatro Comunale Citta di Vicenza

Lettura scenica
Voce recitante Anna Zago
Produzione Theama Teatro (durata 60 minuti)

Elena, Andromaca, Briseide, Didone, Circe e altre donne dei grandi poemi epici, Iliade, Odissea, Eneide, raccontano il mito dalla prospettiva femminile.

Sono un esercito le donne raccontate da Omero e Virgilio.
Nella memoria greca, e poi latina, le donne hanno dato vita agli uomini, alle città e ai miti più persistenti. Vivono spesso su un'isola, più che sulla terraferma, perché si distinguono dalle donne reali, contemporanee degli autori, hanno tratti feroci o magici come le creature fantastiche, e anche se usano il telaio, non sacrificano i loro desideri per un uomo che non hanno scelto. Le donne del mito, che sono entrate a far parte dei racconti epici più belli dell'umanità, sono forti e vogliono scegliere, sanno amare e anche soffrire: sono le vere antenate delle donne di oggi.

 


SIRENE - L'ULTIMO INCANTO

progetto LCZ Laquidara-Carlesso-Zago

con Stefania Carlesso, Patrizia Laquidara, Anna Zago
testo e regia Anna Zago
consulenza drammaturgica e registica Piergiorgio Piccoli
ricomposizioni musicali, drammaturgia sonora,sound design Patrizia Laquidara
consulenza musicale Alfonso Santimone
luci e scene Franco Sinico
allestimento scenotecnico Adriano Pernigotti
costumi Anna Zerbaro e Mariaclara Zanin
studio di registrazione Basement Studio
produzione Theama Teatro

debutto 13, 14, 15, 16, 17 ottobre 2021 al 74° CICLO DI SPETTACOLI CLASSICI AL TEATRO OLIMPICO DI VICENZA

Video promo > https://youtu.be/bSgSDSM-B9w

TRE VOCI PER UN INCANTO, UN INCANTAMENTO E UN INCANTESIMO. Un luccichio di specchi, di sottili riverberi, di onde che si infrangono e precipitano in un tempo che non è più tempo, in un luogo che è tanti luoghi, in un universo di voci che si rincorrono, gridano, cantano. Sono loro, le Sirene, creature dell’aria, dell’acqua e del mito, custodi di verità e conoscenza, ma anche di un desiderio che è Eros e Thanatos, seduzione e follia. Tutto accade in uno spazio fluido, mutante, attraversato da uno specchio d’acqua, dove le tre sirene danzano, cantano nella lingua degli dei e degli uomini ed intanto evocano storie di marinai: di quel glorioso Odisseo, eroe leggendario, ma anche uomo egoista, distante, incapace di generosità, fedeltà e tenerezza. L’ultimo incanto è proprio il grido dell’eroe fatto uomo, che fino all’ultimo non smette di cercare sé stesso.
Immerso in una scenografia d’acqua e di specchi, dove il buio distilla gocce di luce ed il canto nudo s’innerva su un tessuto acustico ora arcaico ora trasparente e nuovo, lo spettacolo si risolve in una sorta di sinestesia avvolgente e fiera.
‘Sirene – l’ultimo incanto’ è frutto di una ricerca che fonde drammaturgia teatrale e drammaturgia musicale, ricreando un paesaggio sonoro che immerge lo spettatore nella seduzione magica del bianco scoglio. Le sirene tornano quindi ad incantare anche l’uomo di oggi attraverso la parola, il canto, il sussurro, il ricordo, il sollievo e la paura.

Note di regia
“Avvicinati, voglio cantare il tuo nome!” questo dicono le Sirene ai marinai, agli uomini di ieri e di oggi, che passano vicino al loro scoglio. Li attendono per rivelare loro una verità che è seduzione e pericolo allo stesso tempo. Questo progetto spettacolo nasce dal desiderio di indagare il tema dell’incanto e dell’incantamento, di cui le sirene sono da sempre simbolo nel nostro immaginario, ovvero di quel mondo che sta a metà tra l’umano ed il divino, ma che sa ricongiungerci allo stesso tempo alla parte più animalesca di noi stessi, simbolo del desiderio in tutte le sue forme! Questa idea ha trovato vita nell’incontro con Patrizia Laquidara e Stefania Carlesso, due artiste che già stavano portando avanti autonomamente questa indagine: la ricerca musicale di Patrizia Laquidara sul tema della sirena sviluppata nel suo album “Il Canto dell’Anguana” che l’ha portata a vincere la Targa Tenco e il lavoro su Penelope che Stefania Carlesso aveva affrontato portandone in scena un adattamento dall’Ulisse di Joyce.
Ci è voluta cautela, ma allo stesso tempo un po’ di coraggio. Quello che la tradizione riporta sulle Sirene è che incantavano gli uomini con la loro voce e con la loro promessa di conoscenza, ma quale sia questa conoscenza e quale forma avesse questa voce non ci è dato sapere.

Nella nostra interpretazione, la conoscenza che attendeva Ulisse è il racconto di sé fatto da un’altra voce, visto da altri occhi, comprendere quello che siamo attraverso quello che non possiamo vedere da soli. Abbiamo bisogno di un altro che completi la visione di noi stessi per conoscere quanto è salda la rete su cui camminiamo, per trovare il coraggio di vederci per quello che siamo, per trovare la libertà di conoscerci.
Affrontare queste figure dal punto di vista teatrale è stata una vera e propria sfida, anzi le sfide sono state due: una cercare di ricreare l’ambiente sonoro di questa fascinazione e l’altra immaginare quale potesse essere la verità rivelata dalle sirene, una verità così cruda e terribile da poter condurre alla morte. Fondamentale il lavoro di drammaturgia musicale e di sound design, curato da Patrizia Laquidara, che ricrea un paesaggio sonoro dove il canto nudo si mescola a voci rielaborate e a campionamenti creando un tessuto dove si alternano suoni ora stranianti, ora trasparenti e leggeri come vapori, a tratti arcaici e giocosi in un intreccio continuo e risonante con le voci delle tre protagoniste.
Per immaginare invece quale potesse essere la verità rivelata, siamo partite da l’Ulisse omerico e dalle numerose interpretazioni letterarie, in particolare soffermandoci sulle suggestioni di Kafka e di Pascoli. Ci siamo focalizzate sul suo secondo viaggio, quello da cui non tornò, quello che, alla ricerca della conoscenza, forse lo spinse nuovamente tra le braccia delle sirene. Ma quale verità avrebbero potuto rivelare di così terribile da spaventare questo eroe dalle mille forme, dalla mille astuzie e dai mille dolori? La voce delle sirene, per noi, rappresenta quello che Ulisse non ha saputo o voluto ascoltare, ovvero due voci di donna: la più giovane e la più vecchia, la fanciulla e la sposa, l’amore non consumato e l’amore aspettato.
Non c’è attualità nelle sirene c’è piuttosto universalità, perché hanno un nome antico ma in realtà mutano continuamente. Gli uomini, oggi come allora, sono di fronte allo scoglio bianco, spinti dalla paura e dal desiderio di sapere chi sono, di abbandonarsi ad un ultimo incanto