VELENO A COLAZIONE

COMMEDIA BRILLANTE IN LINGUA ITALIANA

di Emmanuel Robert Espalieu

traduzione Giulia Serafini

con Antonella Maccà e Matteo Zandonà

regia Piergiorgio Piccoli

Una coppia si ritrova a colazione all’inizio dell’ennesima domenica di una convivenza forse vissuta con troppa monotonia e troppa routine, dopo molti anni di matrimonio senza figli. Viene subito alla luce il tentativo assurdo ma determinato della moglie di sopprimere il marito con un potente veleno, che farà effetto entro il tempo di durata dello spettacolo. Da qui un’escalation di cattiverie, frecciatine e crudeltà, con l’incubo delirante del pericolo che incombe, dove la coppia manifesta i propri difetti, le fragilità e le contraddizioni, in un pericoloso duello tragicomico. Le dinamiche più contorte del matrimonio vengono sviscerate attraverso un umorismo spietato, feroce, graffiante e crudele. L’assurdità e il paradosso regnano sovrani fra i due, che si rinfacciano a vicenda gli episodi più insignificanti della loro vita di coppia e i reciproci errori, in un susseguirsi a raffica di divertenti colpi di scena fino ad un finale imprevedibile e davvero divertente.


SIRENE - L'ULTIMO INCANTO

progetto LCZ Laquidara-Carlesso-Zago

con Stefania Carlesso, Patrizia Laquidara, Anna Zago
testo e regia Anna Zago
consulenza drammaturgica e registica Piergiorgio Piccoli
ricomposizioni musicali, drammaturgia sonora,sound design Patrizia Laquidara
consulenza musicale Alfonso Santimone
luci Enrico Berardi
scene Franco Sinico
allestimento scenotecnico Adriano Pernigotti
costumi Anna Zerbaro e Mariaclara Zanin
studio di registrazione Basement Studio
produzione Theama Teatro

debutto 13, 14, 15, 16, 17 ottobre 2021 al 74° CICLO DI SPETTACOLI CLASSICI AL TEATRO OLIMPICO DI VICENZA

Video promo > https://youtu.be/bSgSDSM-B9w

TRE VOCI PER UN INCANTO, UN INCANTAMENTO E UN INCANTESIMO. Un luccichio di specchi, di sottili riverberi, di onde che si infrangono e precipitano in un tempo che non è più tempo, in un luogo che è tanti luoghi, in un universo di voci che si rincorrono, gridano, cantano. Sono loro, le Sirene, creature dell’aria, dell’acqua e del mito, custodi di verità e conoscenza, ma anche di un desiderio che è Eros e Thanatos, seduzione e follia. Tutto accade in uno spazio fluido, mutante, attraversato da uno specchio d’acqua, dove le tre sirene danzano, cantano nella lingua degli dei e degli uomini ed intanto evocano storie di marinai: di quel glorioso Odisseo, eroe leggendario, ma anche uomo egoista, distante, incapace di generosità, fedeltà e tenerezza. L’ultimo incanto è proprio il grido dell’eroe fatto uomo, che fino all’ultimo non smette di cercare sé stesso.
Immerso in una scenografia d’acqua e di specchi, dove il buio distilla gocce di luce ed il canto nudo s’innerva su un tessuto acustico ora arcaico ora trasparente e nuovo, lo spettacolo si risolve in una sorta di sinestesia avvolgente e fiera.
‘Sirene – l’ultimo incanto’ è frutto di una ricerca che fonde drammaturgia teatrale e drammaturgia musicale, ricreando un paesaggio sonoro che immerge lo spettatore nella seduzione magica del bianco scoglio. Le sirene tornano quindi ad incantare anche l’uomo di oggi attraverso la parola, il canto, il sussurro, il ricordo, il sollievo e la paura.

Note di regia
“Avvicinati, voglio cantare il tuo nome!” questo dicono le Sirene ai marinai, agli uomini di ieri e di oggi, che passano vicino al loro scoglio. Li attendono per rivelare loro una verità che è seduzione e pericolo allo stesso tempo. Questo progetto spettacolo nasce dal desiderio di indagare il tema dell’incanto e dell’incantamento, di cui le sirene sono da sempre simbolo nel nostro immaginario, ovvero di quel mondo che sta a metà tra l’umano ed il divino, ma che sa ricongiungerci allo stesso tempo alla parte più animalesca di noi stessi, simbolo del desiderio in tutte le sue forme! Questa idea ha trovato vita nell’incontro con Patrizia Laquidara e Stefania Carlesso, due artiste che già stavano portando avanti autonomamente questa indagine: la ricerca musicale di Patrizia Laquidara sul tema della sirena sviluppata nel suo album “Il Canto dell’Anguana” che l’ha portata a vincere la Targa Tenco e il lavoro su Penelope che Stefania Carlesso aveva affrontato portandone in scena un adattamento dall’Ulisse di Joyce.
Ci è voluta cautela, ma allo stesso tempo un po’ di coraggio. Quello che la tradizione riporta sulle Sirene è che incantavano gli uomini con la loro voce e con la loro promessa di conoscenza, ma quale sia questa conoscenza e quale forma avesse questa voce non ci è dato sapere.

Nella nostra interpretazione, la conoscenza che attendeva Ulisse è il racconto di sé fatto da un’altra voce, visto da altri occhi, comprendere quello che siamo attraverso quello che non possiamo vedere da soli. Abbiamo bisogno di un altro che completi la visione di noi stessi per conoscere quanto è salda la rete su cui camminiamo, per trovare il coraggio di vederci per quello che siamo, per trovare la libertà di conoscerci.
Affrontare queste figure dal punto di vista teatrale è stata una vera e propria sfida, anzi le sfide sono state due: una cercare di ricreare l’ambiente sonoro di questa fascinazione e l’altra immaginare quale potesse essere la verità rivelata dalle sirene, una verità così cruda e terribile da poter condurre alla morte. Fondamentale il lavoro di drammaturgia musicale e di sound design, curato da Patrizia Laquidara, che ricrea un paesaggio sonoro dove il canto nudo si mescola a voci rielaborate e a campionamenti creando un tessuto dove si alternano suoni ora stranianti, ora trasparenti e leggeri come vapori, a tratti arcaici e giocosi in un intreccio continuo e risonante con le voci delle tre protagoniste.
Per immaginare invece quale potesse essere la verità rivelata, siamo partite da l’Ulisse omerico e dalle numerose interpretazioni letterarie, in particolare soffermandoci sulle suggestioni di Kafka e di Pascoli. Ci siamo focalizzate sul suo secondo viaggio, quello da cui non tornò, quello che, alla ricerca della conoscenza, forse lo spinse nuovamente tra le braccia delle sirene. Ma quale verità avrebbero potuto rivelare di così terribile da spaventare questo eroe dalle mille forme, dalla mille astuzie e dai mille dolori? La voce delle sirene, per noi, rappresenta quello che Ulisse non ha saputo o voluto ascoltare, ovvero due voci di donna: la più giovane e la più vecchia, la fanciulla e la sposa, l’amore non consumato e l’amore aspettato.
Non c’è attualità nelle sirene c’è piuttosto universalità, perché hanno un nome antico ma in realtà mutano continuamente. Gli uomini, oggi come allora, sono di fronte allo scoglio bianco, spinti dalla paura e dal desiderio di sapere chi sono, di abbandonarsi ad un ultimo incanto


LEZIONI SPETTACOLO

MANZONI GOTICO – Il lato oscuro dei Promessi Sposi

con Paolo Rozzi
produzione Theama Teatro

per gli studenti delle classi terze degli istituti secondari di primo grado e per tutte le classi degli istituti secondari di secondo grado
Durata: 60 minuti (narrazione + dibattito)

Lezione Spettacolo anno 2023

Manzoni gotico – Il lato oscuro de “I promessi sposi” intende mettere in luce l’ombra, la dimensione più oscura dell’autore, l’intensità delle passioni e l’incisività delle tinte drammatiche, oltre a mettere in risalto una galleria di topoi tipici del coevo romanzo gotico: i temi della fanciulla perseguitata, della monacazione forzata, del “villain”, l’insistenza sugli scenari notturni. Attraverso la lettura, l’analisi e la comparazione di alcune scene tratte dalle due differenti stesure, collocate su due differenti leggii, l’attore cercherà di porre l’attenzione su un aspetto meno conosciuto dell’autore lombardo, una fase primigenia del romanticismo italiano, caratterizzata da una vivace sperimentazione e dalla filiazione con un genere che, a distanza di due secoli, non ha smesso di produrre i suoi frutti. Riconsidererà la vicenda della monaca di Monza, che se nei “Promessi Sposi” occupa solo due capitoli, nella “prima minuta” si distende per sei capitoli, poiché la biografia di Geltrude (che dopo si chiamerà Gertrude) viene caricata di tinte fosche e di particolari macabri. Analizzeremo la figura del brigante convertito (il futuro Innominato, che nell’abbozzo si chiama il Conte del Sagrato) in una versione molto più “romanzesca” in cui le sue avventure offrono una sceneggiatura quasi da film “western”. Vedremo che se Don Rodrigo alla fine de “I promessi sposi” è, nel lazzaretto, un misero moribondo davanti alla pietà di Renzo, nell’abbozzo è un forsennato che fugge su un cavallo al galoppo, trascinato da una furia diabolica. Theama Teatro vuole cogliere, in definitiva, il senso acuto, lacerante e inevitabile del tragico e della cupa minaccia che si annidano e si celano nella natura e nella storia. Gaspare Manzoni, figlio di Alessandro, rivelò quanto suo padre avesse corteggiato a lungo l’idea di scrivere, in gioventù, un romanzo fantastico. Sebbene l’autore de “I promessi sposi” non abbia portato a termine il progetto, è possibile rintracciare nel suo capolavoro sia la struttura del romanzo gotico sia, in filigrana, temi, personaggi, ambientazioni cari alla narrativa nera.

Scopri di più > https://www.artevenbooking.it/s/manzoni-gotico-il-lato-oscuro-dei-promessi-sposi/

 

PASSATE EDIZIONI a cura di Theama Teatro

2022 – Realizza per Arteven – Circuito Teatrale Regionale con il sostegno della Regione Veneto, IN MALO MODO – IL dizionario di Luigi Meneghello e UN UOMO SCOMODO – Pasolini raccontato da una donna lezioni spettacolo per le scuole secondarie di II grado.

2021 – Realizza per Arteven – Circuito Teatrale Regionale con il sostegno della Regione Veneto, LA PORTA INFERNALE lezione spettacolo per le scuole secondarie di II grado.

2020 – Realizza per la Regione Veneto, lo spettacolo LA CATENA DEL BRANCO 2 – c’è un bullo nascosto in ciascuno di noi, lezione spettacolo per le scuole secondarie di I e II grado.

2019 – Realizza per la Regione Veneto, lo spettacolo LA CATENA DEL BRANCO – c’è un bullo nascosto in ciascuno di noi, lezione spettacolo per le scuole secondarie di I e II grado.

2017 – Realizza per la Regione Veneto e il Centenario della Grande Guerra, lo spettacolo 9 AGOSTO 1916, lezione spettacolo per le scuole secondarie di I e II grado.

2016 – Realizza per Arteven – Circuito Teatrale Regionale e il Centenario della Grande Guerra, con il sostegno della Regione Veneto,  lo spettacolo LA PRIMA GUERRA TOTALE, lezione spettacolo per le scuole secondarie di I e II grado.

2015 – Realizza per la Regione Veneto e il Centenario della Grande Guerra, lo spettacolo EROI PER UNA NAZIONE, lezione spettacolo per le scuole secondarie di I e II grado.

2013 – Realizza per Arteven – Circuito Teatrale Regionale, con il sostegno della Regione Veneto, UN EROE INVISIBILE, lezione spettacolo per le scuole secondarie di II grado.


GIORGIO GABER - gli assurdi spostamenti del cuore

con Stefania Carlesso e Anna Zago

drammaturgia Anna Zago

testi e canzoni Giorgio Gaber

regia Zago/Carlesso

Giorgio Gaber è stato uno dei più amati e originali interpreti della scena musicale e teatrale italiana. A 17 anni dalla morte il suo pensiero risulta più attuale che mai. Non offre solo una disincantata riflessione sulla realtà contemporanea, per molti aspetti ancora valida, ma anche un affondo senza sconti nell’animo umano di cui Gaber, poeta della parola, ha cantato con ironia e partecipazione le contraddizioni, la paura, i sogni, i limiti, l’amore. Lo spettacolo si sofferma soprattutto su questi aspetti, mette a nudo il nostro sentire, portando in scena,  attraverso alcuni celebri monologhi, stralci di canzoni e aneddoti biografici, gli “assurdi spostamenti del cuore”.


CLITENNESTRA - i morsi della rabbia

di e con Anna Zago

regia Piergiorgio Piccoli

voce registrata Anna Farinello

costumi Elena Ochian

musiche ed effetti Simone Piccoli

produzione Theama Teatro

debutto 16,17,19,20 ottobre 2020 in PRIMA NAZIONALE al

73° CICLO DI SPETTACOLI CLASSICI AL TEATRO OLIMPICO DI VICENZA

Clitennestra è il prototipo dell’infamia femminile: crudele, violenta, adultera e assassina è l’incarnazione del male e delle scelte scellerate: per i Greci è una kynopis, faccia di cagna, un vero e proprio mostro. Uccide il marito Agamennone e la sua amante, la schiava Cassandra, a colpi di scure. Ma anche di un’altra storia racconterà Anna Zago in scena, una vicenda a lungo taciuta, fatta di soprusi, attese e tradimenti che la narrazione ufficiale del mito ha spesso censurato.

E la storia di questa Clitennestra, non tanto diversa dai numerosi casi di donne criminali dei nostri giorni, offre lo spunto a importanti riflessioni sulla natura del diritto e della giustizia, sullo stupore come scoperta e come delusione, come improvvisa rivelazione della durezza della vita.

La complessità e la modernità del personaggio sono innegabili: la sua inquietudine, la sua sete d’indipendenza, la sua determinazione, la sua tragicità. Clitennestra ha tradito, ma è stata tradita, ha ucciso il marito, che aveva ucciso e scarificato agli dei la loro figlia Ifigenia. E l’urlo di dolore, la rabbia sconfinata, la solitudine sofferta, l’infinito desiderio di vendetta, ci sono tutti nel potente monologo. Il verdetto è già scritto: niente possibilità di redenzione, Clitennestra è una donna non rieducabile. Ma forse, questo nuovo tribunale potrebbe forse giudicarla diversamente.

Emarginata e confinata dal mito nel girone infernale dei colpevoli e dei reietti, Clitennestra nell’edizione di Anna Zago, rovescia questo gioco, sfrutta la nostra necessità di sentir perdonate le nostre colpe attraverso lo specchio oscuro delle sue, per spiegarci cosa l’ha condotta dentro la gabbia dell’onta e del disprezzo. Noi torniamo da Clitennestra per liberarci dal male; Clitennestra viene a noi e ci chiede, a sua volta, di liberarla. E in questo feroce, disperato rapporto, c’è tutto il senso sacro del teatro.

Link promo > https://youtu.be/62TL9bPBO70


TOUCH DELLE MIE BRAME

PRODUZIONE Theama Teatro – Spettacolo sostenuto dalla Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza per TCVI
Educational
GENERE: Teatro ragazzi
CON Stefania Carlesso e Irene Silvestri
TESTO DI Massimiano Bucchi
REGIA: Anna Zago

Vera è una ragazza che vive immersa nel mondo dei social e delle tecnologie digitali, un mondo in cui lo smartphone diventa il centro di tutta la sua vita. Non si può vivere senza, non si può nemmeno concepire di starne un giorno senza, nemmeno un’ora, nemmeno a  scuola.
Vera non riesce nemmeno ad immaginarsi come poteva essere la vita di sua madre alla sua età, quando il telefono era tutta un’altra cosa, il mondo era tutta un’altra cosa. Come aveva potuto sua madre vivere la propria adolescenza negli anni Ottanta, con un solo telefono in casa e con i parenti ad origliare? Come erano diverse le sue abitudini? Era stata una vita più semplice e meno frenetica o semplicemente con problemi e i dilemmi diversi?
Uno spettacolo che confronta due generazioni, dove la Vera del presente e sua madre negli anni Ottanta si alternano in scena, passandosi continuamente il testimone. Ognuna, a suo modo, scoprirà che ad ogni opportunità di comunicare corrisponde un rischio, che ogni tecnologia e ogni epoca hanno i loro pregi e i loro limiti. L’importante è conoscerli. Tra un vortice di touch, like e chat da una parte; parenti curiosi e telefonate in corridoio dall’altra, entrambe si troveranno davanti una missione che, per le proprie abitudini e i propri mezzi, rasenta l’impossibile.
Una riflessione ironica e non moralistica sulle tecnologie che ci hanno cambiato e continuano a cambiarci la vita.

Massimiano Bucchi è professore di Scienza, Tecnologia e Società all’Università di Trento ed è stato visiting professor in numerose istituzioni accademiche in Asia, Europa e Nord America. È autore di una decina di libri pubblicati in oltre venti Paesi. Tra i più recenti Per un pugno di idee. Storie di innovazioni che hanno cambiato la nostra vita (Bompiani, 2016, tre edizioni); Come vincere un Nobel (Einaudi, 2017); Sbagliare da professionisti. Storie di errori e fallimenti memorabili (Rizzoli, 2018). Collabora con la trasmissione televisiva Superquark condotta da Piero Angela; i suoi articoli sono apparsi sui principali quotidiani (“la Repubblica”, “La Stampa”, “Il Corriere della Sera”). Per il teatro ha scritto tra l’altro La solitudine del premio Nobel la sera prima della cerimonia, interpretato da Laura Curino.