IL FILO ROSSO TRA ARRIGO E LENOR
drammaturgia Melania Fiore
con Anna Zago, Aristide Genovese, Daniele Berardi
regia Piergiorgio Piccoli
produzione Theama Teatro
ph. Luigi De Frenza
Dedicato a Eleonora Duse nel centenario della sua morte. Il cuore della parte recitativa è tratto dallo straordinario carteggio fra Eleonora Duse e Arrigo Boito, in cui svettano momenti di alto coinvolgimento emotivo, profonde dissertazioni sui sentimenti e importantissime note biografiche, fra cui la celeberrima relazione fra l’attrice e il poeta Gabriele D’Annunzio. Completano lo spettacolo alcuni brani shakespeariani adattati da Arrigo Boito (gli unici interpretati dalla Duse del drammaturgo inglese).
LA BANDA DEI VECCHI BACUCCHI
co-produzione Fondazione AIDA ets, Theama Teatro, Associazione ATTI aps
basato su “La Banda dei Vecchi Bacucchi” di Florence Thinard, illustrazioni di Gaël Henry
con il contributo della Provincia autonoma di Trento
con il sostegno di Fondazione Giorgio Zanotto
con Eliana Crestani, Kevin Munaro, Pino Costalunga, Paolo Rozzi, Gilda Pegoraro
scenografia Federico Balestro
drammaturgia Piergiorgio Piccoli e Anna Zago
regia Piergiorgio Piccoli
- tecnica teatro d’attore
- età consigliata dagli 11 anni
- durata 70 minuti
Uno spettacolo lieve e divertente, che senza alcun moralismo tocca argomenti di grande profondità: la solitudine, il potere malevolo del consumismo, l’ingiustizia sociale e il dialogo intergenerazionale.
In una città non precisamente identificata, la Banda dei vecchi Bacucchi porterà scompiglio attraverso azioni di guerriglia improbabili, il cui obiettivo è quello di affermare un principio di giustizia sociale e dare filo da torcere al marketing, che tanto danneggia le menti e la vita di tutti. Ben presto però l’obiettivo della Banda diventerà un altro. Ma chi sono questi temibili banditi?
Gisèle, eccentrica signora, è difensora indefessa del pubblico decoro; Victor, che si aggira furtivo per il quartiere, è sempre impegnato in una lotta contro il marketing che esercita aggiungendo parole ai manifesti pubblicitari, ribaltandone il messaggio; Nonno Ferraglia, esule anarchico socievole e bonario, che passa il tempo raccogliendo ferro, per arrotondare la pensione; Rose, vecchina dolce e delicata, ma niente affatto debole, sempre accompagnata dal suo piccolo e famelico cagnolino Youky, che un giorno, in giro per compere, verrà scippata da un ragazzo, che le provocherà una frattura al braccio; evento detonatore della scintilla che legherà i quattro diversissimi personaggi.
L’obiettivo principale della Banda diventa quindi riacciuffare il responsabile dello scippo, per punirlo in modo esemplare, ma soprattutto portarlo sulla via della redenzione. Da qui in poi, questi vecchi bacucchi non si separeranno più. La storia prende un ritmo veloce e a tratti esilarante, tra operazioni punitive, tipo quella contro l’avido macellaio signor Bourguignon, e deliziosi pranzetti che Gisèle prepara per la sua banda. E il ragazzo dello scippo? Acciuffato, guadagnerà la centralità della storia.
Sommersione
drammaturgia Sandro Frizziero, Stefano Spagnolo
con Aristide Genovese
adattamento drammaturgico e messa in scena Aristide Genovese
ambiente sonoro Lorenzo Tomio
regia e montaggio video Corrado Ceron
fotografia video Alberto Bedin
consolle luci e audio Samuel Donà
assistenza tecnica SIAidee
con la partecipazione di Ester Mannato, Bianca Benetazzo e gli allievi FOR.THE – centro di formazione teatrale
produzione Theama Teatro
tratto dal romanzo omonimo di Sandro Frizziero arrivato secondo al Premio Campiello 2020
«In fondo all’Adriatico, a nord, esistono isole filiformi che separano il mare dalla laguna veneta. In una di queste esili terre Sandro Frizziero ha trovato il suo tesoro. Non un forziere di zecchini d’oro, ma qualcosa di infinitamente più prezioso per un romanziere: uno scrigno di passioni brutali e primarie, di ipocrisia, maldicenza, invidia, avidità; vale a dire, tutti i sinonimi dell’amore malinteso».
Tiziano Scarpa
Sommersione, pur presentando le caratteristiche del monologo interiore, trasforma il flusso di coscienza in una confessione “straniata”, durante la quale un vecchio pescatore fa i conti con i fantasmi della propria esistenza.
Le evocazioni sceniche di diversi personaggi si susseguono all’interno dei vari quadri, quasi a ricordare al protagonista il male che hanno subito a causa sua. Così la vicenda narrata diventa una carrellata di episodi legati da un filo conduttore rappresentato dalla “cattiveria” dell’uomo. È il male ad essere messo in risalto, un male compiuto con consapevolezza e analizzato oggi con estrema freddezza e distacco, non a chiedere pietà per gli atti compiuti, ma quasi a gridare l’ineluttabilità di quanto accaduto. Il male inevitabile, ma non rende innocente l’uomo. Tutto il passato è rinchiuso in una casa. Un luogo dove l’inferno è il ricordo, destinato a perpetrarsi all’infinito. Una sirena. La sirena che annuncia l’acqua alta, presagio di una sommersione, scandisce i tempi dell’azione.
Sandro Frizziero nato a Chioggia nel 1987, ha esordito nella narrativa con Confessione di un NEET (Fazi, 2018, finalista al Premio John Fante 2019), che ne attesta originali abilità narrative e grande capacità di disegnare profili psicologici. Tali doti sono state ampiamente confermate dai successivi Sommersione (Fazi, 2020, secondo al Premio Campiello) e Il bene che ti voglio (Mondadori, 2023).
Pandora's beauty - manuale per donne dieteticamente caste
con Anna Zago e Thierry di Vietri
testo e regia Anna Zago
musica dal vivo Thierry di Vietri
Cosa nascondono i volti delle donne? Cosa ci raccontano?
I quarantacinque muscoli facciali, a parte quelli necessari a masticare, baciare, odorare, soffiare, servono per esprimere emozioni: più articolato e complesso sarà il carattere, intendendo per carattere la nostra essenza più profonda, più individuale sarà l’espressione del volto. Ma oggi i modelli proposti ci spingono a nascondere i nostri volti, in virtù di un mito della bellezza che assecondando il volere maschile ha contagiato anche le donne.
Perchè avere vergogna di mostrare la propria età, la propria faccia? Diceva Anna Magnani al truccatore che prima del ciak stava per coprirle le rughe: “Lasciamele tutte, non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele.”
A partire dal mito di Pandora e da quello della Mela d’oro, gli attori in scena accompagnano il pubblico tra passato e presente, tra canzoni e narrazione, tra comicità ed emozioni per scoprire come sono cambiati i nostri canoni estetici e le conseguenze che hanno avuto sul mondo femminile e maschile. Un viaggio ironico e profondo tra storia e quotidianità.
Salomè - da Oscar Wilde
da Oscar Wilde
di Piergiorgio Piccoli
con Pietro Casolo, Anastasia Faccio, Michela Imbrunito, Tatiana Vedovato
regia Piergiorgio Piccoli
allestimento scenico Igor Veljkovic
costumi Cristina Cenci
produzione Theama Teatro Lab
La luna ha un aspetto assai strano, questa sera.
Bisogna guardare solo negli specchi, perché non riflettono che maschere.
Un’ avventura onirica e sospesa, vissuta nel piccolo ma siderale spazio di un palco, in compagnia di quattro personaggi iconici e di un autore divenuto, meritatamente, leggendario. La vicenda è piena di simboli e di fantasmi, avvolta a tratti dall’oscurità e a tratti da una luce accecante, intrisa di ossessioni ataviche e amorose. Si parla di amore infatti, amore maledetto, amore incatenato, qui incarnato da giovani attori fra cui Salomè si fa portavoce del disagio di coloro che non sanno staccarsi con la mente dalla persona che credono di amare. In questo dramma moderno i personaggi sono preda di un’idea fissa che non lascia scampo, un’idea che oscura la volontà e fa andare la mente fuori controllo.
Oscar Wilde, profeticamente, mette in scena con grande anticipo una calamità del nostro secolo, lo stalking, ovvero il bisogno ossessivo e folle di interferire sulla vita di un’altra persona. Lo stalker, causa un disagio esistenziale, ruba la libertà degli altri, interferisce brutalmente nella loro esistenza, vive con solitudine e violenza il proprio amore malato e può privare gli altri della serenità o addirittura della vita (non mi vuoi, quindi ti uccido). Nel regno di Erode i personaggi si muovono secondo questa logica. Lo stesso Wilde fu artefice (ma anche vittima) di atti di stalking ante litteram, che sfociarono nelle straordinarie invettive del “De profundis” durante la prigionia che gli fu ingiustamente imposta, tra l’altro per le reciproche ingerenze scambiate con l’amante. Quella di Salomè per Giovanni, e di Erode per la stessa Salomè sono ossessioni sconvolgenti, in cui il desiderio fisico si trasforma in una pericolosa voragine che spinge i protagonisti a comportarsi in modo irrazionale e disturbante. Anche l’ossessione di carattere morale e religioso del Battista per Erodiade sfiora il delirio e la follia. Guardando questi personaggi viene immediato chiedersi quali terribili conseguenze può avere lo stalking all’interno di una coppia, di una famiglia o di una comunità. Quali sono i segnali da non ignorare e quali le strategie da attuare per combattere un rapporto malato? Nessuno è al sicuro, nessuno riesce a resistere alla tentazione di invadere lo spazio altrui, tutti seminano paura e inquietudine sul terreno delle proprie relazioni, spesso facendolo anche in modo grottesco, assurdo, patetico, risibile. La danza dei sette veli di Salomè diventa quindi una porta che si apre sul mondo impenetrabile della mente umana. Il pubblico sarà messo di fronte ai lati più oscuri delle relazioni umane, quando le persone iniziano a confondere l’amore con l’attrazione e quando si supera il limite fra desiderio e ossessione, fra passione e perversione.
Attraverso le misurate ed efficaci performance degli attori sarete accompagnati in questa storia controversa e carica di suspense, e osserverete l’evolversi di una pericolosa danza fatta di gelosia morbosa, giochi di potere e intrighi sensuali.
“Salomè” ci insegna che l’amore è un’altra cosa rispetto allo stato d’animo in cui si sente follemente coinvolta; l’amore è rispetto, confronto, comprensione, accettazione dei propri limiti; l’amore vero vuole libertà, rifiuta le catene e la violenza perché vuole solo il bene della persona amata. Ci auguriamo che questo lavoro conduca ad una attenta riflessione sulla differenza fra le relazioni sincere e sane rispetto a quelle torbide e manipolatorie.
Piergiorgio Piccoli
Aspettando Matù (dietro le quinte)
di Dany Laurent
rielaborazione e adattamento Piergiorgio Piccoli
traduzione Mariella Fenoglio e Roberto Della Casa
con Piergiorgio Piccoli e Michela Imbrunito
regia Daniela Padovan e Piergiorgio Piccoli
produzione Theama Teatro
In camerino, prima di andare in scena, nell’ora che precede l’apertura del sipario di una replica, un celebre interprete mette in campo tutte le manie, le ridicole insicurezze e le paranoie che caratterizzano chi fa questo mestiere, dando vita a spassose situazioni in un brillante scambio di battute con la sua storica assistente.
Un divertimento assicurato per il pubblico, che potrà prendersi gioco degli attori e della maggior parte dei teatranti, mettendo a fuoco le azioni bizzarre e le relazioni assurde a cui sono soliti dare vita sia sul palco che nel privato. Il protagonista ci mostra come questo lavoro gli abbia fatto perdere lucidità ed equilibrio rispetto a ciò che sta fuori dal palcoscenico e, tra moti di narcisismo, ipocondria ed egocentrismo,
la vicenda si dipana scandita dai tempi tecnici di attesa dell’inizio dello spettacolo. Dopo l’imperversare del carattere borioso del protagonista verranno alla luce anche momenti imprevedibili di grande intimità.
Una pièce ironica, divertentissima ma con una punta di amarezza, che svela come la vera identità dell’interprete, benché mascherata da stereotipi e luoghi comuni, sia nascosta ma dominante rispetto al suo ruolo in palcoscenico, nonostante gli spassosi tentativi di camuffarla.
L'elogio del nulla
dedicato a Christian Bobin
con Piergiorgio Piccoli
I libri sulla scrivania mormorano, parlano, da qui un perdersi nelle letture e nella vita pura per trovare il nutrimento che aiuti a dare senso ai giorni. L’irrequietezza, il desiderio di conoscere, la curiosità, rivelano la consapevolezza sulla precarietà della vita. Christian Bobin vuole soffermarsi sui punti luminosi dell’esistenza e della scrittura, per attraversare, come un funambolo, l’oscurità e il vuoto.
La vita riesce a scovarci anche quando nessuno sa più dove siamo, neanche noi. Per quanto lontani ci troviamo, essa si apre sempre un varco fino a noi. Per quanto grande sia la nostra volontà di evitarla, di fuggirla, rifugiandoci in un lavoro, in un impegno, in qualcosa di assorbente, essa arriva comunque e si prende gioco di noi, della ingenuità dei nostri progetti, della sapienza dei nostri calendari. Eppure la vita ci sfugge, non ci raggiunge che in nostra assenza, nel chiarore di un pensiero indifferente ai nostri pensieri, nella purezza di uno sguardo indifferente ai nostri desideri. La vita fiorisce lontano da noi: ce ne separiamo quando andiamo nel mondo, la ritroviamo contemplando il cielo.
CHRISTIAN BOBIN
Scrittore e poeta francese morto il 24 novembre 2022. L’autore è noto per dare alle proprie opere un’impronta meditativa e metafisica. È molto conosciuto in Francia per la sua scrittura intensa e poetica che riconduce chi legge agli aspetti fondanti dell’esistenza.
EROINE. IL LATO FEMMINILE DEI POEMI EPICI
Lettura scenica
Voce recitante Anna Zago
Produzione Theama Teatro
Sono un esercito le donne raccontate da Omero e Virgilio.
Nella memoria greca, e poi latina, sono le donne che hanno dato vita agli uomini, alle città e ai miti più persistenti. Esse vivono spesso su un’isola, più che sulla terraferma, perché si distinguono dalle donne reali, contemporanee degli autori. Hanno tratti feroci o magici, a volte come le creature fantastiche, e anche se usano il telaio non sacrificano i lori desideri per un uomo che non hanno scelto. Le donne del mito, che sono entrate a far parte dei romanzi epici più belli dell’umanità, sono forti e vogliono scegliere, sanno amare e sanno anche soffrire e sono le vere antenate delle donne di oggi. Sono loro che hanno portato il testimone in questa lunga marcia che oggi ancora continua, perché il diritto al desiderio è una strada lunga per le donne, molto lunga.
In questi anni, in cui una certa orgogliosa barbarie è ridivenuta esperienza quotidiana, riprendere in mano i poemi epici ha un significato preciso.
Quello che i grandi poemi antichi ci mostrano non è solo la guerra, ma tutta la forza della compassione. Sono storie scritte da vincitori, ma danno voce all’umanità tutta: tra le righe di apparenti monumenti alla guerra, ritroviamo l’amore ostinato per la pace. E’ così che emerge il lato femminile dell’epica. . Sono le donne infatti a pronunciare, senza mediazioni, il desiderio di pace.; Relegate ai margini dell’azione, esse incarnano l’ipotesi ostinata e quasi clandestina di una civiltà alternativa, libera dal dovere della violenza. Le donne dei poemi e del mito sono convinte che si potrebbe vivere in un modo diverso e ci propongono una diversa visione rispetto a quella virile della battaglia, ricercano la forza delle cose e dei legami senza portarli sotto la luce accecante della morte. Ci mostrano come poter cambiare il proprio destino senza doversi impossessare di quello di un altro. Elena, Circe, Didone, Andromaca, Briseide, Cassandra hanno segnato un cammino, tutto femminile, in grado di mostrare a tutti noi un’altra bellezza, fatta di luci limpide che non uccidono. Una bellezza di nodi d’amore.
Durata 60 minuti
Psicosi delle 4 e 48 - di Sarah Kane
Testo Sarah Kane
Con Anna Zago
Scena e regia Giorgio Fabbris
Aiuto Regia Lanfranco Santacaterina e Katy Knoll
Tecnica Ezio Zonta
Musica Morton Feldman
Sarah Kane
La drammaturga Sarah Kane, prima di lasciare volontariamente la vita a soli 28 anni, ha la forza di scrivere per il teatro, per il pubblico, per noi, le sue sensazioni, emozioni, turbamenti, passioni e angosce scaturite anche da periodi di forte depressione.
È disperata, però ha ancora un appiglio sicuro: il suo teatro, così prima di abbandonare la vita, prima di suicidarsi scrive una pièce sul “male di vivere”; ma lei vuole che il suo atto d’amore e morte ci sia comunicato attraverso il teatro, vuole che ci venga recitato perché in fondo questo rimane il suo mezzo per continuare a “vivere”.
Sarah ci ha lasciato qualche cosa di profondamente vero e vivo proprio perché in lei c’è amore assoluto, violento, pericoloso, sempre ai confini con la morte, morte che lei cerca e trova, ma che magicamente il teatro con ‘Psicosi delle 4 e 48’ vanifica, rendendo flagrante, effettiva la “vita” di Sarah Kane ogni volta che il suo dramma viene messo in scena con amore e tremore.
Regia
‘Psicosi delle 4 e 48’ (il titolo allude all’ora notturna che secondo le statistiche è il momento di maggiore attrazione verso il suicidio) è il dramma che conclude la breve ma fondamentale esperienza teatrale di Sarah Kane. La drammaturga conclude anche la sua vita, suicidandosi subito dopo aver terminato un’opera sconvolgente, difficile, quasi insopportabile, e nonostante ciò messa in scena in molti teatri in Europa e non solo. Ora Anna Zago, con la regia di Giorgio Fabbris, affronta questo testo, questa avventura. Sarah Kane però non ha lasciato indicazioni pratiche per la realizzazione di Psicosi delle 4 e 48; questo ha prodotto un numero spropositato di soluzioni stravaganti talvolta con accattivanti ambientazioni Pop per ottenere positivi giudizi dal pubblico …
… La mia preoccupazione è stata quella di evitare soluzioni effettistiche data l’assoluta potenza del testo, il quale prevede professionalità attoriali che in Anna Zago raggiungono eccellenti performance espressive, adoperate ora per “trasmettere” al pubblico angoscia per l’imminente “matrimonio con la morte” di Sarah Kane, insistentemente preannunciato nel testo. Anna Zago, evitando il virtuosismo stucchevole, ha rispettato l’amore che aveva Kane per il regno della parola. In uno spazio angusto ed enigmatico Anna Zago cercherà di essere una e trina: Zago, Kane e Parolacorpo. “Tutte le immagini sono interne alle parole” scrisse Sarah Kane a proposito di questo testo.
CAMERA CON CRIMINI - CON SERGIO SGRILLI
di Sam Bobrick e Ron Clark
con Sergio Sgrilli, Corinna Grandi e Aristide Genovese
regia Piergiorgio Piccoli
musiche Sergio Sgrilli e Alessandro Gallo
produzione Teatro de Gli Incamminati
in collaborazione con Theama Teatro
foto Alice Mattiolo
L’intera vicenda si svolge all’interno della stessa camera di un Hotel, in tre momenti nell’arco di due anni, e vede come motore dell’azione Arlene, confusa e combattuta tra la stabile routine col marito Paolo, venditore di automobili banale e “grigio”, e la forte passione per l’amante Michele, dentista belloccio e presuntuoso. Nessuno dei tre riuscirà ad affermare con dignità la propria natura, né riuscirà a farsi amare per ciò che di autentico lo rappresenta, per cui tutti ricorreranno a gesti estremi che tenteranno invano di compiere. Questi improbabili crimini, che avranno come vittime designate in sequenza il marito, l’amante e infine la moglie, li renderanno consapevoli del labile confine tra amore ed odio e della necessaria interdipendenza del loro triangolo. Una commedia frizzante, ricca di colpi di scena e situazioni paradossali nel progressivo scambio di ruoli: da tradito a carnefice, da amante a vittima, da idolo a morituro. Il continuo susseguirsi di situazioni esilaranti e cambi di prospettiva invitano implicitamente lo spettatore a riflettere sui suoi stessi legami sentimentali. Chi di noi può sentirsi davvero sicuro della persona con cui divide i propri giorni e di conoscere la sua vera natura?
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«Apriamo le porte al buonsenso, all’autocontrollo e al divertimento: la risata è una cura per tutti i mali dell’ umanità»
Prima o poi ognuno di noi ha sentito nascere dentro di sé, almeno una volta nella vita o per una frazione di secondo, ciò che chiamiamo “istinto omicida”, ovvero il desiderio irrefrenabile di sopprimere un altro essere umano. Qualcuno si è addirittura divertito a premeditare, in un eccitante esercizio di fantasia, l’omicidio di una persona conosciuta: l’amico traditore, il coniuge soffocante, il parente rompiballe, il vicino di casa maleducato, il capufficio tirannico, il politico arrogante, il collega lacchè o l’automobilista deficiente. Il fenomeno si è acutizzato maggiormente durante questi ultimi tempi di convivenze forzate e segregazioni domiciliari, ma il divertimento nell’immaginare tutti i passaggi di un piano diabolico può essere utile e liberatorio per alleggerire la tensione accumulata. I moventi possono essere svariati, primi fra tutti la passione, la gelosia, il rancore, l’invidia, la collera, l’avidità, la vendetta. Purtroppo, in quest’epoca folle, qualcuno passa dal pensiero all’azione, ma questa storia non sfocia in uno degli orribili fatti di cronaca che a volte incupiscono i notiziari e i nostri cuori: qui non siamo nella realtà ma nella fantasia; qui attingiamo dalla realtà per sgretolarne gli aspetti peggiori, per ridicolizzarla, per cacciare i demoni e dare il benvenuto ai folletti. Apriamo quindi le porte al buonsenso, all’autocontrollo e al divertimento, che hanno sempre la meglio sugli impulsi distruttivi: la risata è una cura per tutti i mali dell’umanità. Camera con Crimini infatti vuole far ridere sonoramente della violenza repressa, dimostrando come la distanza tra commedia e tragedia è, il più delle volte, brevissima, e come sia più semplice, in teatro e nella vita, optare per la seconda. Basta una piccola deviazione al momento giusto e si può convertire l’ineluttabilità della catastrofe nella ridicolaggine della farsa. Ironia e buon umore sono irriducibili nemici della collera, per cui vi esortiamo a cancellare ogni rancore, almeno per la durata dello spettacolo.
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SERGIO SGRILLI è autore, musicista, cantautore, comico, attore. Ha vinto premi, attraversato teatri, locali, piazze e cortili con i 5 spettacoli scritti da lui. Ha partecipato al Tenco, al programma di Cochi e Renato su Rai Due “Stiamo lavorando per noi”, ha fatto uno speciale su Canale 5 con L. Sposini e U. Galimberti ed è stato due volte alla festa del Primo Maggio a Roma. E poi ancora tv, radio e spot. Ha scritto e interpretato il brano “Canto”, sigla finale di tre edizioni di Zelig. Dal 2000 al 2006 ha partecipato a tutto ciò che è Zelig in tv e live. Torna a Zelig nel 2009. Il suo primo lavoro cantautorale, “Dieci Venti d’Amore”, viene pubblicato nel 2012.
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CORINNA GRANDI attrice di inclinazione comica, un ibrido tra cabaret, stand up e poesia, approda in tv dopo un bel po’ di gavetta, fino a partecipare a Zelig nelle edizioni tv del 2012, 2013, 2021, 2022 e 2023 oltre alla partecipazione a Le Iene, nel 2022, con un estratto del suo spettacolo di stand up “Io che odio solo te – and f**k you Mrs Maisel”.