da Oscar Wilde
di Piergiorgio Piccoli
con Pietro Casolo, Anastasia Faccio, Michela Imbrunito, Tatiana Vedovato
regia Piergiorgio Piccoli
allestimento scenico Igor Veljkovic
costumi Cristina Cenci
produzione Theama Teatro Lab

La luna ha un aspetto assai strano, questa sera.

Bisogna guardare solo negli specchi, perché non riflettono che maschere.

Un’ avventura onirica e sospesa, vissuta nel piccolo ma siderale spazio di un palco, in compagnia di quattro personaggi iconici e di un autore divenuto, meritatamente, leggendario. La vicenda è piena di simboli e di fantasmi, avvolta a tratti dall’oscurità e a tratti da una luce accecante, intrisa di ossessioni ataviche e amorose. Si parla di amore infatti, amore maledetto, amore incatenato, qui incarnato da giovani attori fra cui Salomè si fa portavoce del disagio di coloro che non sanno staccarsi con la mente dalla persona che credono di amare. In questo dramma moderno i personaggi sono preda di un’idea fissa che non lascia scampo, un’idea che oscura la volontà e fa andare la mente fuori controllo.

Oscar Wilde, profeticamente, mette in scena con grande anticipo una calamità del nostro secolo, lo stalking, ovvero il bisogno ossessivo e folle di interferire sulla vita di un’altra persona. Lo stalker, causa un disagio esistenziale, ruba la libertà degli altri, interferisce brutalmente nella loro esistenza, vive con solitudine e violenza il proprio amore malato e può privare gli altri della serenità o addirittura della vita (non mi vuoi, quindi ti uccido). Nel regno di Erode i personaggi si muovono secondo questa logica. Lo stesso Wilde fu artefice (ma anche vittima) di atti di stalking ante litteram, che sfociarono nelle straordinarie invettive del “De profundis” durante la prigionia che gli fu ingiustamente imposta, tra l’altro per le reciproche ingerenze scambiate con l’amante. Quella di Salomè per Giovanni, e di Erode per la stessa Salomè sono ossessioni sconvolgenti, in cui il desiderio fisico si trasforma in una pericolosa voragine che spinge i protagonisti a comportarsi in modo irrazionale e disturbante. Anche l’ossessione di carattere morale e religioso del Battista per Erodiade sfiora il delirio e la follia. Guardando questi personaggi viene immediato chiedersi quali terribili conseguenze può avere lo stalking all’interno di una coppia, di una famiglia o di una comunità. Quali sono i segnali da non ignorare e quali le strategie da attuare per combattere un rapporto malato? Nessuno è al sicuro, nessuno riesce a resistere alla tentazione di invadere lo spazio altrui, tutti seminano paura e inquietudine sul terreno delle proprie relazioni, spesso facendolo anche in modo grottesco, assurdo, patetico, risibile. La danza dei sette veli di Salomè diventa quindi una porta che si apre sul mondo impenetrabile della mente umana. Il pubblico sarà messo di fronte ai lati più oscuri delle relazioni umane, quando le persone iniziano a confondere l’amore con l’attrazione e quando si supera il limite fra desiderio e ossessione, fra passione e perversione.

Attraverso le misurate ed efficaci performance degli attori sarete accompagnati in questa storia controversa e carica di suspense, e osserverete l’evolversi di una pericolosa danza fatta di gelosia morbosa, giochi di potere e intrighi sensuali.

“Salomè” ci insegna che l’amore è un’altra cosa rispetto allo stato d’animo in cui si sente follemente coinvolta; l’amore è rispetto, confronto, comprensione, accettazione dei propri limiti; l’amore vero vuole libertà, rifiuta le catene e la violenza perché vuole solo il bene della persona amata. Ci auguriamo che questo lavoro conduca ad una attenta riflessione sulla differenza fra le relazioni sincere e sane rispetto a quelle torbide e manipolatorie.

Piergiorgio Piccoli