IL FILO ROSSO TRA ARRIGO E LENOR

drammaturgia Melania Fiore

con Anna Zago, Aristide Genovese, Daniele Berardi, Anna Farinello

regia Piergiorgio Piccoli

produzione Theama Teatro

ph. Luigi De Frenza

Uno spettacolo denso, emozionante, che la regia di Piergiorgio Piccoli conduce con mano leggera […] Teatro sold out e tanti meritati applausi per tutti. (Giornale di Vicenza)

Dedicato a Eleonora Duse nel centenario della sua morte. Il cuore della parte recitativa è tratto dallo straordinario carteggio fra Eleonora Duse e Arrigo Boito, in cui svettano momenti di alto coinvolgimento emotivo, profonde dissertazioni sui sentimenti e importantissime note biografiche, fra cui la celeberrima relazione fra l’attrice e il poeta Gabriele D’Annunzio. Completano lo spettacolo alcuni brani shakespeariani adattati da Arrigo Boito (gli unici interpretati dalla Duse del drammaturgo inglese).

“La chiamava Lenor. E la teneva nascosta. Come un fiore raro. O una pietra preziosa. Non raccontava a nessuno dei loro sentimenti. Le scriveva lettere brevi, appassionate, piene di furore, ma anche di piccoli aneddoti senza importanza. Fu amore. Un amore grande, quello fra Arrigo Boito e la Duse. Musica e teatro insieme per una relazione che, fra alti e bassi, durò fino alla morte del celebre compositore avvenuta nel 1918. Si erano incontrati nel 1884 – lui aveva 42 anni, lei 26 – e fu subito un rincorrersi epistolare da un capo all’altro dell’Europa dove l’attrice lombarda era spesso in tournée. L’Associazione Theama, a un secolo dalla morte di Eleonora Duse, ripercorre questa vicenda nella sua nuova produzione, “Il filo rosso tra Arrigo e Lenor” […]. «Abbiamo allestito un lavoro molto lineare», spiega Piergiorgio Piccoli, regista dell’allestimento. «Scritto da Melania Fiore, lo spettacolo ha il suo centro nell’ epistolario intercorso fra la Duse e Arrigo Boito, protagonisti assoluti di una pièce che li vedrà interagire con due personaggi straordinari come Sarah Bernhardt e Gabriele D’Annunzio. Ci è sembrato interessante costruire un meccanismo aperto, dentro cui la vita si mostra per quello che è: sfrontata, contraddittoria, spesso dolorosa, sempre imprevedibile». Il ruolo della Divina sarà interpretato da Anna Zago, ancora una volta alle prese con una figura femminile forte, problematica, entrata nella storia del teatro europeo. Accanto a lei ci saranno Aristide Genovese, Anna Farinello e Daniele Berardi, rispettivamente nei ruoli di Arrigo Boito, Sarah Bernhardt e Gabriele D’Annunzio. Anna Zago, quale ritratto della Duse emerge dal fitto scambio di lettere con Arrigo Boito? Ci troviamo di fronte a una donna inquieta, sinceramente innamorata, apparentemente delicata e fragile, in realtà volitiva, determinata, per certi aspetti anche spigolosa, anticonformista, profondamente consapevole delle tante responsabilità che il suo lavoro comporta. Come definirebbe la relazione tra Eleonora Duse e Boito? Un amore generoso, importante, che nel tempo saprà trasformarsi in una forza che li porterà a non perdersi mai. Un rapporto che subì una forte battuta d’arresto quando nella vita della Divina entrò Gabriele D’Annunzio. Con D’ Annunzio fu la passione assoluta, il furore devastante, l’annientamento. Con Boito fu l’amore che resta oltre il desiderio e il tumulto dei sensi. Il loro fu l’incontro di due anime che seppero riconoscersi, accettarsi e comprendersi fino alla fine. Quali problemi implica interpretare un personaggio come la Duse? E’ una domanda difficile. Non capiremo mai fino in fondo la rivoluzione che lei ha innescato. La naturalezza e il verismo che stanno alla base del nostro modo di recitare sono solo una piccola parte della sua immensa eredità. Che cosa ha fatto di Eleonora Duse la “Divina” osannata dalle platee di tutta Europa? Il carisma scenico è un qualcosa che non consente definizioni. La Duse è la Duse. C’era in lei qualcosa di magnetico, frutto di una personalità fuori dal comune. Grande innovatrice, imprenditrice, instancabile lavoratrice, ha battagliato sempre, a testa alta, fra mille difficoltà. Una donna vera. Un’artista assoluta”. (Maurizia Veladiano, Giornale di Vicenza, 23/11/2024)


LA BANDA DEI VECCHI BACUCCHI

co-produzione Fondazione AIDA ets, Theama Teatro, Associazione ATTI aps
basato su “La Banda dei Vecchi Bacucchi” di Florence Thinard, illustrazioni di Gaël Henry
con il contributo della Provincia autonoma di Trento
con il sostegno di Fondazione Giorgio Zanotto
con Eliana Crestani, Kevin Munaro, Pino Costalunga, Paolo Rozzi, Gilda Pegoraro
scenografia Federico Balestro
drammaturgia Piergiorgio Piccoli e Anna Zago
regia Piergiorgio Piccoli

  • tecnica teatro d’attore
  • età consigliata dagli 11 anni
  • durata 70 minuti

Uno spettacolo lieve e divertente, che senza alcun moralismo tocca argomenti di grande profondità: la solitudine, il potere malevolo del consumismo, l’ingiustizia sociale e il dialogo intergenerazionale.

In una città non precisamente identificata, la Banda dei vecchi Bacucchi porterà scompiglio attraverso azioni di guerriglia improbabili, il cui obiettivo è quello di affermare un principio di giustizia sociale e dare filo da torcere al marketing, che tanto danneggia le menti e la vita di tutti. Ben presto però l’obiettivo della Banda diventerà un altro. Ma chi sono questi temibili banditi?

Gisèle, eccentrica signora, è difensora indefessa del pubblico decoro; Victor, che si aggira furtivo per il quartiere, è sempre impegnato in una lotta contro il marketing che esercita aggiungendo parole ai manifesti pubblicitari, ribaltandone il messaggio; Nonno Ferraglia, esule anarchico socievole e bonario, che passa il tempo raccogliendo ferro, per arrotondare la pensione; Rose, vecchina dolce e delicata, ma niente affatto debole, sempre accompagnata dal suo piccolo e famelico cagnolino Youky, che un giorno, in giro per compere, verrà scippata da un ragazzo, che le provocherà una frattura al braccio; evento detonatore della scintilla che legherà i quattro diversissimi personaggi.

L’obiettivo principale della Banda diventa quindi riacciuffare il responsabile dello scippo, per punirlo in modo esemplare, ma soprattutto portarlo sulla via della redenzione. Da qui in poi, questi vecchi bacucchi non si separeranno più. La storia prende un ritmo veloce e a tratti esilarante, tra operazioni punitive, tipo quella contro l’avido macellaio signor Bourguignon, e deliziosi pranzetti che Gisèle prepara per la sua banda. E il ragazzo dello scippo? Acciuffato, guadagnerà la centralità della storia.


Un pacchetto di Gauloises

dalla omonima biografia di Guido Morselli, scritta da Linda Terziroli

con Aristide Genovese, Anna Zago, Piergiorgio Piccoli, Anna Farinello, Daniele Berardi, Carlo Properzi Curti, Daniela Padovan
adattamento drammaturgico Piergiorgio Piccoli
azioni fisiche Greta Bragantini e Ilaria Pravato di Iuvenis Danza, coordinate da Ester Mannato
video e musiche Fabio Ferrando
progetto scenografico e luci Franco Sinico
regia Piergiorgio Piccoli
produzione Theama Teatro

Spettacolo sulla vita di Guido Morselli, consacrato recentemente anche negli Stati Uniti d’America, in occasione della prima traduzione e pubblicazione del suo romanzo Dissipatio H.G., ‘lo scrittore dell’anno e il genio postumo che ha inventato il nostro futuro’.

Spettacolo realizzato per il progetto A casa nostra (anno 2021), nell’ambito dell’Accordo di programma Regione del Veneto e Fondazione Teatro Comunale di Vicenza, in partnership con Arteven – Circuito Multidisciplinare Regionale e Teatro Stabile del Veneto

“Una luce soffusa accoglie lo spettatore. Un delicato riverbero dentro cui la voce del poeta racconta la malinconia di un pomeriggio d’autunno, l’alzarsi della nebbia, il profilo dei monti […]

L’ allestimento mette in contatto gli snodi fondamentali della vita di Morselli con alcuni passaggi del suo romanzo, “Dissipatio H.G.”, pubblicato post mortem nel 1977. Il risultato è una sorta di macchina del tempo dentro cui le ombre chiedono udienza, vogliono raccontare la loro storia, il loro rapporto con quell’uomo ombroso, enigmatico, in grado d’inventare mondi, ma anche capace di distruggerli nel segno di una scrittura visionaria e potente. Ed ecco avanzare il fratello Mario, la sorella Luisa, il padre Giovanni, la mamma Olga, il professore di filosofia Antonio Banfi, le amiche del cuore Laura e Maria, il capitano Ferrari.

Il ritratto che ne esce è frastagliato, composito, possibilista. Morselli ama la natura, l’arte, la bellezza, ma ciò che più lo stringe nel cerchio stretto del desiderio è la scrittura, alla quale si dedica con passione bruciante per più di trent’anni. Ma nessuno pubblicherà le sue opere. Nessuno placherà il suo furore. Davanti a lui la Browning 7.65, compagna di sempre, la terribile “ragazza con l’occhio nero”. Uno sparo. Morselli se ne va così, in una notte d’estate, con i grilli impazziti e l’abbaiare lontano dei cani.

Costruito sul filo di una memoria incalzante e rapsodica, lo spettacolo sembra muoversi all’interno di una fluttuante bolla temporale. Il movimento è pulito, essenziale. Ciò che più conta sono le voci che indagano le ragioni di una mente lucida, beffarda, che a una quotidianità mediocre, a una solitudine lacerante, a un dolore soffocante, preferisce il volo, il gesto, il confronto risolutivo. 

La sobria regia di Piccoli, incuneandosi in questa assenza, in questo vuoto improvviso, alza il tiro, leviga gli accenti, chiede silenzio. Lo stesso silenzio che accompagna l’estremo congedo di un uomo che, prigioniero di un mondo ormai deserto, lascia in eredità un pacchetto di Gauloises da condividere con chi un giorno si metterà in viaggio per andare incontro a chi non ha mai smesso di aspettarlo. Meritati applausi. (Il Giornale di Vicenza)


Sommersione

drammaturgia Sandro Frizziero, Stefano Spagnolo
con Aristide Genovese
adattamento drammaturgico e messa in scena Aristide Genovese
ambiente sonoro Lorenzo Tomio
regia e montaggio video Corrado Ceron
fotografia video Alberto Bedin
consolle luci e audio Samuel Donà
assistenza tecnica SIAidee
con la partecipazione di Ester Mannato, Bianca Benetazzo e gli allievi FOR.THE – centro di formazione teatrale
produzione Theama Teatro

tratto dal romanzo omonimo di Sandro Frizziero arrivato secondo al Premio Campiello 2020

«In fondo all’Adriatico, a nord, esistono isole filiformi che separano il mare dalla laguna veneta. In una di queste esili terre Sandro Frizziero ha trovato il suo tesoro. Non un forziere di zecchini d’oro, ma qualcosa di infinitamente più prezioso per un romanziere: uno scrigno di passioni brutali e primarie, di ipocrisia, maldicenza, invidia, avidità; vale a dire, tutti i sinonimi dell’amore malinteso».
Tiziano Scarpa

Sommersione, pur presentando le caratteristiche del monologo interiore, trasforma il flusso di coscienza in una confessione “straniata”, durante la quale un vecchio pescatore fa i conti con i fantasmi della propria esistenza.

Le evocazioni sceniche di diversi personaggi si susseguono all’interno dei vari quadri, quasi a ricordare al protagonista il male che hanno subito a causa sua. Così la vicenda narrata diventa una carrellata di episodi legati da un filo conduttore rappresentato dalla “cattiveria” dell’uomo. È il male ad essere messo in risalto, un male compiuto con consapevolezza e analizzato oggi con estrema freddezza e distacco, non a chiedere pietà per gli atti compiuti, ma quasi a gridare l’ineluttabilità di quanto accaduto. Il male inevitabile, ma non rende innocente l’uomo. Tutto il passato è rinchiuso in una casa. Un luogo dove l’inferno è il ricordo, destinato a perpetrarsi all’infinito. Una sirena. La sirena che annuncia l’acqua alta, presagio di una sommersione, scandisce i tempi dell’azione.

Sandro Frizziero nato a Chioggia nel 1987, ha esordito nella narrativa con Confessione di un NEET (Fazi, 2018, finalista al Premio John Fante 2019), che ne attesta originali abilità narrative e grande capacità di disegnare profili psicologici. Tali doti sono state ampiamente confermate dai successivi Sommersione (Fazi, 2020, secondo al Premio Campiello) e Il bene che ti voglio (Mondadori, 2023).


Salomè - da Oscar Wilde

da Oscar Wilde
di Piergiorgio Piccoli
con Pietro Casolo, Anastasia Faccio, Michela Imbrunito, Tatiana Vedovato
regia Piergiorgio Piccoli
allestimento scenico Igor Veljkovic
costumi Cristina Cenci
produzione Theama Teatro Lab

La luna ha un aspetto assai strano, questa sera.

Bisogna guardare solo negli specchi, perché non riflettono che maschere.

Un’ avventura onirica e sospesa, vissuta nel piccolo ma siderale spazio di un palco, in compagnia di quattro personaggi iconici e di un autore divenuto, meritatamente, leggendario. La vicenda è piena di simboli e di fantasmi, avvolta a tratti dall’oscurità e a tratti da una luce accecante, intrisa di ossessioni ataviche e amorose. Si parla di amore infatti, amore maledetto, amore incatenato, qui incarnato da giovani attori fra cui Salomè si fa portavoce del disagio di coloro che non sanno staccarsi con la mente dalla persona che credono di amare. In questo dramma moderno i personaggi sono preda di un’idea fissa che non lascia scampo, un’idea che oscura la volontà e fa andare la mente fuori controllo.

Oscar Wilde, profeticamente, mette in scena con grande anticipo una calamità del nostro secolo, lo stalking, ovvero il bisogno ossessivo e folle di interferire sulla vita di un’altra persona. Lo stalker, causa un disagio esistenziale, ruba la libertà degli altri, interferisce brutalmente nella loro esistenza, vive con solitudine e violenza il proprio amore malato e può privare gli altri della serenità o addirittura della vita (non mi vuoi, quindi ti uccido). Nel regno di Erode i personaggi si muovono secondo questa logica. Lo stesso Wilde fu artefice (ma anche vittima) di atti di stalking ante litteram, che sfociarono nelle straordinarie invettive del “De profundis” durante la prigionia che gli fu ingiustamente imposta, tra l’altro per le reciproche ingerenze scambiate con l’amante. Quella di Salomè per Giovanni, e di Erode per la stessa Salomè sono ossessioni sconvolgenti, in cui il desiderio fisico si trasforma in una pericolosa voragine che spinge i protagonisti a comportarsi in modo irrazionale e disturbante. Anche l’ossessione di carattere morale e religioso del Battista per Erodiade sfiora il delirio e la follia. Guardando questi personaggi viene immediato chiedersi quali terribili conseguenze può avere lo stalking all’interno di una coppia, di una famiglia o di una comunità. Quali sono i segnali da non ignorare e quali le strategie da attuare per combattere un rapporto malato? Nessuno è al sicuro, nessuno riesce a resistere alla tentazione di invadere lo spazio altrui, tutti seminano paura e inquietudine sul terreno delle proprie relazioni, spesso facendolo anche in modo grottesco, assurdo, patetico, risibile. La danza dei sette veli di Salomè diventa quindi una porta che si apre sul mondo impenetrabile della mente umana. Il pubblico sarà messo di fronte ai lati più oscuri delle relazioni umane, quando le persone iniziano a confondere l’amore con l’attrazione e quando si supera il limite fra desiderio e ossessione, fra passione e perversione.

Attraverso le misurate ed efficaci performance degli attori sarete accompagnati in questa storia controversa e carica di suspense, e osserverete l’evolversi di una pericolosa danza fatta di gelosia morbosa, giochi di potere e intrighi sensuali.

“Salomè” ci insegna che l’amore è un’altra cosa rispetto allo stato d’animo in cui si sente follemente coinvolta; l’amore è rispetto, confronto, comprensione, accettazione dei propri limiti; l’amore vero vuole libertà, rifiuta le catene e la violenza perché vuole solo il bene della persona amata. Ci auguriamo che questo lavoro conduca ad una attenta riflessione sulla differenza fra le relazioni sincere e sane rispetto a quelle torbide e manipolatorie.

Piergiorgio Piccoli


Aspettando Matù (dietro le quinte)

di Dany Laurent
rielaborazione e adattamento Piergiorgio Piccoli
traduzione Mariella Fenoglio e Roberto Della Casa
con Piergiorgio Piccoli e Michela Imbrunito
regia Daniela Padovan e Piergiorgio Piccoli
produzione Theama Teatro

In camerino, prima di andare in scena, nell’ora che precede l’apertura del sipario di una replica, un celebre interprete mette in campo tutte le manie, le ridicole insicurezze e le paranoie che caratterizzano chi fa questo mestiere, dando vita a spassose situazioni in un brillante scambio di battute con la sua storica assistente.

Un divertimento assicurato per il pubblico, che potrà prendersi gioco degli attori e della maggior parte dei teatranti, mettendo a fuoco le azioni bizzarre e le relazioni assurde a cui sono soliti dare vita sia sul palco che nel privato. Il protagonista ci mostra come questo lavoro gli abbia fatto perdere lucidità ed equilibrio rispetto a ciò che sta fuori dal palcoscenico e, tra moti di narcisismo, ipocondria ed egocentrismo,
la vicenda si dipana scandita dai tempi tecnici di attesa dell’inizio dello spettacolo. Dopo l’imperversare del carattere borioso del protagonista verranno alla luce anche momenti imprevedibili di grande intimità.

Una pièce ironica, divertentissima ma con una punta di amarezza, che svela come la vera identità dell’interprete, benché mascherata da stereotipi e luoghi comuni, sia nascosta ma dominante rispetto al suo ruolo in palcoscenico, nonostante gli spassosi tentativi di camuffarla.


Psicosi delle 4 e 48 - di Sarah Kane

Testo Sarah Kane
Con Anna Zago
Scena e regia Giorgio Fabbris
Aiuto Regia Lanfranco Santacaterina e Katy Knoll
Tecnica Ezio Zonta
Musica Morton Feldman

 

Sarah Kane
La drammaturga Sarah Kane, prima di lasciare volontariamente la vita a soli 28 anni, ha la forza di scrivere per il teatro, per il pubblico, per noi, le sue sensazioni, emozioni, turbamenti, passioni e angosce scaturite anche da periodi di forte depressione.
È disperata, però ha ancora un appiglio sicuro: il suo teatro, così prima di abbandonare la vita, prima di suicidarsi scrive una pièce sul “male di vivere”; ma lei vuole che il suo atto d’amore e morte ci sia comunicato attraverso il teatro, vuole che ci venga recitato perché in fondo questo rimane il suo mezzo per continuare a “vivere”.
Sarah ci ha lasciato qualche cosa di profondamente vero e vivo proprio perché in lei c’è amore assoluto, violento, pericoloso, sempre ai confini con la morte, morte che lei cerca e trova, ma che magicamente il teatro con ‘Psicosi delle 4 e 48’ vanifica, rendendo flagrante, effettiva la “vita” di Sarah Kane ogni volta che il suo dramma viene messo in scena con amore e tremore.

 

Regia
‘Psicosi delle 4 e 48’ (il titolo allude all’ora notturna che secondo le statistiche è il momento di maggiore attrazione verso il suicidio) è il dramma che conclude la breve ma fondamentale esperienza teatrale di Sarah Kane. La drammaturga conclude anche la sua vita, suicidandosi subito dopo aver terminato un’opera sconvolgente, difficile, quasi insopportabile, e nonostante ciò messa in scena in molti teatri in Europa e non solo. Ora Anna Zago, con la regia di Giorgio Fabbris, affronta questo testo, questa avventura. Sarah Kane però non ha lasciato indicazioni pratiche per la realizzazione di Psicosi delle 4 e 48; questo ha prodotto un numero spropositato di soluzioni stravaganti talvolta con accattivanti ambientazioni Pop per ottenere positivi giudizi dal pubblico …
… La mia preoccupazione è stata quella di evitare soluzioni effettistiche data l’assoluta potenza del testo, il quale prevede professionalità attoriali che in Anna Zago raggiungono eccellenti performance espressive, adoperate ora per “trasmettere” al pubblico angoscia per l’imminente “matrimonio con la morte” di Sarah Kane, insistentemente preannunciato nel testo. Anna Zago, evitando il virtuosismo stucchevole, ha rispettato l’amore che aveva Kane per il regno della parola. In uno spazio angusto ed enigmatico Anna Zago cercherà di essere una e trina: Zago, Kane e Parolacorpo. “Tutte le immagini sono interne alle parole” scrisse Sarah Kane a proposito di questo testo.


CAMERA CON CRIMINI - CON SERGIO SGRILLI

di Sam Bobrick e Ron Clark
con Sergio Sgrilli, Corinna Grandi e Aristide Genovese
regia Piergiorgio Piccoli
musiche Sergio Sgrilli e Alessandro Gallo
produzione Teatro de Gli Incamminati
in collaborazione con Theama Teatro
foto Alice Mattiolo

 

L’intera vicenda si svolge all’interno della stessa camera di un Hotel, in tre momenti nell’arco di  due anni, e vede come motore dell’azione Arlene, confusa e combattuta tra la stabile routine col marito Paolo, venditore di automobili banale e “grigio”, e la forte passione per l’amante Michele, dentista belloccio e presuntuoso. Nessuno dei tre riuscirà ad affermare con dignità la propria natura, né riuscirà a farsi amare per ciò che di autentico lo rappresenta, per cui tutti ricorreranno a gesti estremi che tenteranno invano di compiere. Questi improbabili crimini, che avranno come vittime designate in sequenza il marito, l’amante e infine la moglie, li renderanno consapevoli del labile confine tra amore ed odio e della necessaria interdipendenza del loro triangolo. Una commedia frizzante, ricca di colpi di scena e situazioni paradossali nel progressivo scambio di ruoli: da tradito a carnefice, da amante a vittima, da idolo a morituro. Il continuo susseguirsi di situazioni esilaranti e cambi di prospettiva invitano implicitamente lo spettatore a riflettere sui suoi stessi legami sentimentali. Chi di noi può sentirsi davvero sicuro della persona con cui divide i propri giorni e di conoscere la sua vera natura?

«Apriamo le porte al buonsenso, all’autocontrollo e al divertimento:  la risata  è una  cura  per tutti  i mali dell’ umanità»

Prima o poi ognuno di noi ha sentito nascere dentro di sé, almeno una volta nella vita o per una frazione di secondo, ciò che chiamiamo “istinto omicida”, ovvero il desiderio irrefrenabile di sopprimere un altro essere umano. Qualcuno si è addirittura divertito a premeditare, in un eccitante esercizio di fantasia, l’omicidio di una persona conosciuta: l’amico traditore, il coniuge soffocante, il parente rompiballe, il vicino di casa maleducato, il capufficio tirannico, il politico arrogante, il collega lacchè o l’automobilista deficiente. Il fenomeno si è acutizzato maggiormente durante questi ultimi tempi di convivenze forzate e segregazioni domiciliari, ma il divertimento nell’immaginare tutti i passaggi di un piano diabolico può essere utile e liberatorio per alleggerire la tensione accumulata. I moventi possono essere svariati, primi fra tutti la passione, la gelosia, il rancore, l’invidia, la collera, l’avidità, la vendetta. Purtroppo, in quest’epoca folle, qualcuno passa dal pensiero all’azione, ma questa storia non sfocia in uno degli orribili fatti di cronaca che a volte incupiscono i notiziari e i nostri cuori: qui non siamo nella realtà ma nella fantasia; qui attingiamo dalla realtà per sgretolarne gli aspetti peggiori, per ridicolizzarla, per cacciare i demoni e dare il benvenuto ai folletti. Apriamo quindi le porte al buonsenso, all’autocontrollo e al divertimento, che hanno sempre la meglio sugli impulsi distruttivi: la risata è una cura per tutti i mali dell’umanità. Camera con Crimini infatti vuole far ridere sonoramente della violenza repressa, dimostrando come la distanza tra commedia e tragedia è, il più delle volte, brevissima, e come sia più semplice, in teatro e nella vita, optare per la seconda. Basta una piccola deviazione al momento giusto e si può convertire l’ineluttabilità della catastrofe nella ridicolaggine della farsa. Ironia e buon umore sono irriducibili nemici della collera, per cui vi esortiamo a cancellare ogni rancore, almeno per la durata dello spettacolo.

SERGIO SGRILLI è autore, musicista, cantautore, comico, attore. Ha vinto premi, attraversato teatri, locali, piazze e cortili con i 5 spettacoli scritti da lui. Ha partecipato al Tenco, al programma di Cochi e Renato su Rai Due “Stiamo lavorando per noi”, ha fatto uno speciale su Canale 5 con L. Sposini e U. Galimberti ed è stato due volte alla festa del Primo Maggio a Roma. E poi ancora tv, radio e spot. Ha scritto e interpretato il brano “Canto”, sigla finale di tre edizioni di Zelig. Dal 2000 al 2006 ha partecipato a tutto ciò che è Zelig in tv e live. Torna a Zelig nel 2009. Il suo primo lavoro cantautorale, “Dieci Venti d’Amore”, viene pubblicato nel 2012.

CORINNA GRANDI attrice di inclinazione comica, un ibrido tra cabaret, stand up e poesia, approda in tv dopo un bel po’ di gavetta, fino a partecipare a Zelig nelle edizioni tv del 2012, 2013, 2021, 2022 e 2023 oltre alla partecipazione a Le Iene, nel 2022, con un estratto del suo spettacolo di stand up “Io che odio solo te – and f**k you Mrs Maisel”.


PPP PIG BAND - dal porcile all'orgia di Pier Paolo Pasolini

IN COLLABORAZIONE CON LA LYDIAN SOUND ORCHESTRA

Storie non sempre amene, raccontate da tre attori, un’orchestra jazz e un corvo appollaiato su un ramo, che riflette sull’esistenza.

 

testi Pier Paolo Pasolini

con Anna Zago e Paolo Rozzi

e con Lydian Sound Orchestra

diretta da Riccardo Brazzale

 

Nelle opere di Pasolini – che qui si tributa nel centenario della nascita – sono ricorrenti temi come la diversità, la volontà di scandalo e l’opposizione all’incedere dell’omologazione del pensiero e dei costumi.

Il distacco e l’umorismo sono fondamentali, perché segnano l’unica modalità che l’autore poteva utilizzare per affrontare temi così drammatici, così come il linguaggio poetico, necessario per cristallizzare l’orrore. In un continuo intreccio fra realtà e invenzione, offriremo un catalogo dei peccatori dell’epoca di Pasolini, che poi è anche la nostra: i conformisti, i volgari, i cinici, i deboli, gli ambigui, i paurosi, gli autoritari, i sadomasochisti, i lotofagi e sì, anche gli antropofagi. Il tutto accostato alla musica jazz, che con quel suo linguaggio pieno di strappi, di assoli capaci sia di melodica persuasione che di ribollente energia, di ritmi e poliritmia in controtempo, ne rispecchia temi e simbolismo. Il tutto con un’orchestra al meglio del suo repertorio e del suo sound peculiare.


LA SCUOLA DEI MARITI E DELLE MOGLI - Molière

da ‘La scuola dei mariti’ e ‘La scuola delle mogli’ di Molière
rielaborazione drammaturgica Piergiorgio Piccoli
con Paolo Rozzi, Anna Farinello, Aristide Genovese, Piergiorgio Piccoli, Gilda Pegoraro, Anna Zago
scenografie Franco Sinico
costumi Roberta Sattin – Sartoria ‘Il monello’
disegno luci Claudio Scuccato
foto Davide Carpenedo
produzione Theama Teatro

“La scuola dei mariti e delle mogli è una girandola in libertà tanto brillante quanto vorticosa che il copione e la regia di Piccoli mantengono su un ritmo continuo, affidandosi alla verve dei baldi interpreti. Risate e applausi a profusione per un autentico gioiellino” (Giornale di Vicenza)

“Metafora sulle convenzioni sociali, critica alle diverse ipocrisie e falsità dei personaggi, e molto altro in questi due testi di Molière rielaborati e uniti in un unico spettacolo. Molière è sempre Molière, e lo zampino di Piccoli non fa altro che aggiungere con un tocco drammaturgico personalizzato, ma sempre rispettoso dei temi di fondo, elementi completanti. Che vanno a sommarsi alla visione molto ironica dell’autore francese, leggera e intrisa di battute comiche che il regista adegua al nostro tempo: che alla fine non è certo poi tanto diverso dallo storico. Si insiste così sulle battute, e sui difetti ancor più evidenti di ogni singolo personaggio, ricavandone una messa in scena molto divertente e molto ben gradita al pubblico presente” (Sipario.it)

Tratto dai capolavori “La scuola dei mariti” e “La scuola delle mogli”, di cui il primo è in qualche modo la prova generale del secondo, peraltro insuperato per ciò che riguarda il brio dell’intreccio e la straordinaria invenzione farsesca. Entrambe le commedie, così simili da essere considerate l’una la riscrittura dell’altra, sono geniali nel trattare in chiave comica lo scacco della volontà umana di fronte all’imponderabilità del reale, soprattutto nei sentimenti.

Le due famose commedie s’intitolano ‘Scuole’ perché vorrebbero ‘insegnare’ agli spettatori una visione di sé stessi più ironica e, di conseguenza, più sana. La nuova produzione di Theama Teatro coglie tutti i migliori aspetti dell’intreccio delle due opere e li collega alla nostra quotidianità, ottenendo così una metafora universale delle convenzioni relazionali e sociali riferite al genere femminile e a quello maschile. Il concetto di “tradimento”, elemento costante e quasi immancabile di ogni genere di commedia in ogni epoca, qui torna nell’immagine arcaica e materica, oltre che surreale, delle “corna”, elemento visibile e imbarazzante che nessuno vorrebbe mai ostentare sul capo. Si crea quindi un gioco teatrale che scherza, attraverso questa antica metafora, sul tema dei contrasti di coppia, mettendo in evidenza le differenze di costumi e comportamenti che connotano anche i conflitti del mondo contemporaneo.

La storia è un meccanismo perfetto, semplice nel susseguirsi delle scene, facilmente adattabile ad un’epoca e ad un luogo indefinibili. Aristide e Lello allevano due ragazze senza genitori nell’intento di farne le loro spose, ma solo il primo, più vecchio, tratta la sua amata dandole fiducia e concedendole libertà riuscendo a conquistarne i sentimenti. L’altro, tirannicamente severo, complice anche l’ingenuità indotta con le sue restrizioni, vede invece la sua donna diventare preda di un giovane e romantico corteggiatore. Nell’opera, che vive soprattutto della comicità di Lello, contrapposta alla lungimiranza di Aristide, sono stati individuati echi della biografia dello stesso Molière, che si accingeva in quell’epoca a sposare Armande Béjart. L’abilità dell’uomo di comprendere a fondo la psicologia femminile, incarnata da Aristide ma anche dal giovane Valerio, si contrappone quindi alla vecchia visione del rapporto di coppia dell’ottuso Lello, che ci offre uno spaccato di come la fragilità dell’uomo e l’incapacità di relazionarsi con l’altro sesso possono sfociare in atteggiamenti rigidi, anche violenti e, nel nostro caso, totalmente ridicoli. Anche l’intuito, la velocità di pensiero, oltre alla grande intelligenza emotiva delle figure femminili, sono un elemento fondamentale per rendere questa commedia ancora più attuale e, a suo modo, elastica nell’interpretazione e nell’analisi dei generi e delle alchimie generate dal rapporto fra sessi e su come l’educazione sentimentale degli uomini, ma più in generale l’educazione alla relazione, sia necessaria per sostenere la crescita, l’indipendenza e la solidità delle donne, pilastro portante di ogni comunità.