di Sandro Frizziero, Stefano Spagnolo, Aristide Genovese
con Aristide Genovese
Sommersione, pur presentando le caratteristiche del monologo interiore, trasforma il flusso di coscienza in una confessione “straniata”, durante la quale un vecchio pescatore fa i conti con i fantasmi della propria esistenza.
Le evocazioni sceniche si susseguono all’interno dei vari quadri quasi a ricordare al protagonista il male che hanno subito a causa sua. Così la vicenda narrata diventa una carrellata di episodi legati da un filo conduttore rappresentato dalla “cattiveria” dell’uomo. E’ il male ad essere messo in risalto, un male compiuto con consapevolezza e analizzato oggi con estrema freddezza e distacco, non a chiedere pietà per gli atti compiuti, ma quasi a gridare l’ineluttabilità di quanto accaduto. Il male inevitabile, ma non rende innocente l’uomo. Tutto il passato è rinchiuso in una casa. Un luogo dove l’inferno è il ricordo, destinato a perpetrarsi all’infinito. Una sirena . La sirena che annuncia l’acqua alta, presagio di una sommersione, scandisce i tempi dell’azione.
Il racconto, in seconda persona, è tratto dal romanzo omonimo di Sandro Frizziero arrivato secondo al Premio Campiello 2020 e illustra l’atto finale di una vita fatta di passioni primarie brutali, di ipocrisia, maldicenza e invidia.